
L’azienda agricola Radìs lavora nel rispetto del territorio e delle sue tradizioni su storici terrazzamenti vitati
Stefano e Alessandro hanno scelto di vivere a contatto con la natura in un paesaggio meraviglioso che regala loro emozioni ogni giorno.
Le vigne nel tiranese e in particolare quelle in località Baruffini sono poste a un’altezza di circa 700 metri e modellano da secoli la montagna con i suoi versanti scoscesi e ripidi. A queste altitudini i piccoli lembi di terra coltivata sono lavorati eroicamente dai giovani di Radìs senza l’utilizzo di macchinari pesanti, ma con la sola forza manuale.
I terrazzamenti eroici: un’eredità da salvaguardare
Questi campi sono un importante lascito di antichi predecessori che hanno saputo plasmare l’aspro e impervio territorio montano per renderlo coltivabile e vivere dei suoi frutti.
Con gli anni tali terrazzamenti, le pratiche e le conoscenze agricole tradizionali ad essi associate, sono stati progressivamente abbandonati a causa del duro lavoro che comporta la loro manutenzione. Infatti la loro posizione, i passaggi stretti per raggiungerli e le pendenza del terreno non rendono possibili interventi meccanizzati per cui ogni lavoro è totalmente manuale.
Gli eroici viticoltori di Radìs hanno deciso di prendere in mano questa storica eredità fatta di antichi saperi e concrete testimonianze del passato. L’obiettivo, oltre a una vendemmia genuina, è soprattutto quello di proteggere l’ambiente e lo storico paesaggio, tutelare la biodiversità e mantenere vive le tradizioni e le radici territoriali.
I due ragazzi hanno salvato dall’abbandono questi campi terrazzati di alta quota per rimetterli a regime praticando una viticoltura sostenibile che guarda totalmente al benessere della pianta e dell’ambiente in cui è inserita.
Le difficoltà che questo mestiere prevede sono ripagate con la percezione del valore e dell’unicità dei prodotti e della loro storia.
Un vino che torna alle radici del territorio
Li Murachi è il vino frutto della vendemmia 2020 dei giovani viticoltori di Radìs che ha raggiunto circa le 7000 bottiglie. Prende il nome dagli antichi accumuli sassosi posti ai lati delle vigne di nebbiolo valtellinese che vengono coltivate con metodi sostenibili, senza l’uso di diserbanti.
Tramite una coltivazione a guyot, improntata non alla quantità, ma alla qualità e al benessere della piante, le viti crescono sane e donano un prodotto genuino e di pregio.
Il risultato finale del duro lavoro di questi ragazzi è un Rosso di Valtellina DOC dalle piacevoli note fruttate e una decisa sensazione di freschezza. Un vino equilibrato e dalla piacevole beva che si abbina perfettamente con i salumi tradizionali della Valtellina e con formaggi freschi o mediamente stagionati.
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